




SEPHER HA TEHILLIM
Il Libro dei Salmi (ebraico, sèfer tehillìm) appare, ad un esame superficiale, un interessante e ricco manuale di preghiera, di supplica, di richiesta di aiuto. Il Centro di Studi Biblici, nella Lezione 415 EEB, afferma che i Salmi sono: “Una raccolta, che nessuna delle religioni antiche ha prodotto”.
D’altra parte, è opportuno sottolineare che il termine ebraico "tehillìm" indica precisamente “lodi”. Questo, però, non riassume tutto il valore e tutta l'importanza dei Salmi. Essi racchiudono qualcosa di più profondo, che viene detto: “annuncio” (greco, kerigma) di una notizia buona per l'intera umanità. Questo aspetto corrisponde alla natura della Bibbia e del popolo in cui la Bibbia è nata. La concretezza, infatti, è una caratteristica propria del popolo semita, in netta opposizione alla mentalità occidentale, astratta e filosofica. Tale caratteristica non è richiesta dalla espressione di una certa forma letteraria, bensì da immagini, da stile e da termini di un popolo vivo e concreto, che manifesta la necessità di rapporti concreti con i propri simili, e che esperimenta, nella vita di ogni giorno, difficoltà, malattia, disagio, sopraffazione, e che vuole rapporti personali anche con YHWH, che è “il vero e unico Dio” per loro. I Salmi sono espressioni di tali situazioni vere, concrete e attuali.
Ad esempio, alcuni Salmi che riconoscono questa caratteristica: Sl 8: “O Signore nostro D-o, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra”; Sl 22: “D-o mio, D-o mio perché mi hai abbandonato?”; Sl 70,2: “Vieni presto, Signore, in mio aiuto”; Sl 102,3: “Non nascondermi il tuo volto nel giorno della mia angoscia”, dove l'aiuto vien chiesto basandosi sulla potenza di D-o e sulla fiducia in D-o.
I Salmi sono scritti di poesia lirica, entrati a far parte del “canone” (greco: regola, ordine) biblico, perché riconosciuti ispirati da D-o. Costituiscono il patrimonio religioso di Israele. Erano recitati con la musica e il canto. Questo veniva sostenuto da uno strumento musicale, che passò poi a denominare il complesso degli scritti salmodici: SALTERIO, uno strumento a corda, che cedette però la cittadinanza ai Salmi (ebraico, tehillìm; significando propriamente “lodi”).
Straordinario, pertanto, vedere come lo strumento: “psalterio” (dal greco “psallo”, che significa “pizzicare uno strumento a corda”) ceda il posto alla realtà, a quella poesia che dà valore ai più profondi e significativi sentimenti dell'uomo: riconoscere la grandezza, ma soprattutto la bontà del “D-o unico e vero”, YHWH.
Tra le varie realtà espresse nei Salmi, eccelle una, il KERIGMA, che esprime il muoversi del Creatore verso la creatura. Infatti, il Sl 8,5-6 canta: “Che cos'è l'uomo perché te ne ricordi e il figlio dell'uomo perché te ne curi? L'hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore lo hai coronato”. Questa espressione risalta maggiormente di fronte a ciò che canta il Sl 39,12: “Ogni uomo non è che un soffio”. Ma D-o si cura di questo esiguo essere. E il Sl 66,20 recita: “D-o non mi
ha negato la sua misericordia”.
Il canto, per i Salmi, si succede e si alterna per vari motivi. Questi, in un certo senso, provocano la divisione del Libro dei Salmi in 5 parti, riconoscibili dalle 5 dossologie (conclusioni espresse dall'Amen o dall'Alleluia): Sl 41,14; 72,18-19; 89,53; 106,48; 150,1-5. Pertanto, sempre per i vari motivi del canto, si trovano: gli Inni o Canti di lode (v. Sl 8-9; 98-99; 134-137; 143-150 … Da notare che la lode è presente nella maggioranza dei Salmi); i Ringraziamenti (privati Sl 4,18,30,327 ... o pubblici Sl 124; 129 ... ); le Lamentazioni (Sl 44, 58, 60, 74 ... , private Sl 3,4,6,7 ... o pubbliche Sl 80); i Salmi regali Sl 24,46,47,84,98 ... inclusi anche i Salmi messianici: 2,16,20,22,45,110 ... che inneggiano al Messia, l'Unto, il consacrato, colui che annuncia e compie il kerigma.
La diversità, poi, continua nei Salmi storici (Sl 78; 106); Salmi sapienziali (Sl 1,37,49,73,119: Salmo della Legge); Salmi imprecatori (i più difficili ad essere capiti e accolti dalla mentalità occidentale, Sl 71,13: “Siano confusi e annientati quanti mi accusano; siano coperti d'infamia e di vergogna quanti cercano la mia sventura”). D'altra parte, chi fa il bene è sempre disprezzato. Però si afferma anche: “Fai il bene e avrai sempre una casa” (Sl 37,27). E la casa è segno di rifugio, protezione, sicurezza, intimità, amore, salvezza.